domenica 24 febbraio 2013

Il piccolo principe e la sua rosa sotto la campana di vetro.





“Il piccolo principe allora non poté frenare la sua ammirazione:
«Come sei bello!»”
“«Vero», rispose dolcemente il fiore, «e sono nato insieme al sole...»
Il piccolo principe indovinò che non era molto modesto, ma era così commovente!
«Credo che sia l'ora del caffè e latte», aveva soggiunto, «vorresti pensare a me...»
E il piccolo principe, tutto confuso, andò a cercare un innaffiatoio di acqua fresca e servi al fiore la sua colazione.”
“Così l'aveva ben presto tormentato con la sua vanità un poco ombrosa. Per esempio, un giorno, parlando delle sue quattro spine, gli aveva detto:
«Possono venire le tigri, con i loro artigli!»”
“«Non ci sono tigri sul mio pianeta», aveva obiettato il piccolo principe, «e poi le tigri non mangiano l'erba».
«Io non sono un'erba», aveva dolcemente risposto il fiore.
«Scusami...»
«Non ho paura delle tigri, ma ho orrore delle “correnti d'aria... Non avresti per caso un paravento?»
«Orrore delle correnti d'aria?
«È un po' grave per una pianta», aveva osservato il piccolo principe. «È molto complicato questo fiore...»
«Alla sera mi metterai al riparo sotto a una campana di vetro. Fa molto freddo qui da te... Non è una sistemazione che mi soddisfi. Da dove vengo io...»
Ma si era interrotto. Era venuto sotto forma di seme. Non poteva conoscere nulla degli altri mondi. Umiliato di essersi lasciato sorprendere a dire una bugia così ingenua, aveva tossito due o tre volte, per mettere il piccolo principe dalla parte del torto...
«E questo paravento?...»
«Andavo a cercarlo, ma tu mi parlavi!»
Allora aveva forzato la sua tosse per fargli venire dei rimorsi. Così il piccolo principe, nonostante tutta la buona volontà del suo amore, aveva cominciato a dubitare di lui. Aveva preso sul serio delle parole senza importanza che l'avevano reso infelice.
«Avrei dovuto non ascoltarlo», mi confidò un giorno, «non bisogna mai ascoltare i fiori. Basta guardarli e respirarli. Il mio, profumava il mio pianeta, ma non sapevo rallegrarmene. Quella storia degli artigli, che mi aveva tanto raggelato, avrebbe dovuto intenerirmi».
E mi confidò ancora:
«Non ho saputo “capire niente allora! Avrei dovuto giudicarlo dagli atti, non dalle parole. “Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto venirmene via! Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contraddittori! Ma ero troppo giovane per saperlo amare».”

Estratto di: Antoine De Saint-Exupéry. “Il Piccolo Principe.” iBooks.
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È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito.

[Antoine de Saint-Exupery]






 





Si devono pur sopportare dei bruchi se si vogliono vedere le farfalle... Dicono siano così belle!


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